Londra? Il viaggio nel viaggio (part 2)

 

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C’è un angelo dorato che fa una luce pazzesca.
La folla è accalcata davanti ai cancelli e una guardia a cavallo grida di non fermarsi nei punti di passaggio.
I leoni ruggiscono al cielo, mentre una banda in divisa suona.

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E’ Buckingham Palace.

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Camminiamo fra fiori gialli di St. James Park (mi dicono Narcisi dalla regia) e ci mimetizziamo nell’erba come due novelle Alice in Wonderland. Perché un po’ paese delle meraviglie, Londra lo è davvero.
E basta spostarsi di qualche passo per fissare l’ammiraglio Nelson sulla sua bella colonna, a Trafalgar Square. In sfondo la National Gallery. Seimila piani di pura estasi.

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Ci sono così tanti quadri da superare di gran lunga il numero di abitanti del mio paese. Da Leonardo da Vinci a Van Gogh basta fare tre scalini. E’ pazzesco, ma così pazzesco che quasi ti commuovi.
Vorrei spendere anche due parole sugli artisti. Su come Londra concepisce l’artista. Perché nella National Gallery ti capiterà spesso di trovare qualcuno con cavalletto tela e tavolozza a riprodurre la sua personale visione dell’opera.
Perché all’ingresso dei musei se hai un bambino ti danno l’album da colorare con tutte le opere e ci sono apposite aree e percorsi per i bambini.

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Comunque poi fai altri quattro passi e ti schianti nel Big Ben. Così. BUM.
Westminster Abbey dorme tranquilla fra gli alberi spogli, mentre per avere una perfetta visuale (che il turista a cui chiedi di scattarti una foto riuscirà a non cogliere, ma questa è un’altra storia) sul Palazzo di Westminster con tanto di torre dell’orologio devi andare dall’altra parte del ponte.

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Ché la bionda è furba e conosce i posti strategici per fare le foto più belle (il fatto che non mettiamo a fuoco le cose giuste è un’altra storia ancora).

Attraversato il Tamigi si arriva sotto il London Eye. Difficile non vederlo siccome è alto quei 135 m (fino a qualche anno fa era la ruota panoramica più alta del mondo, ma naturalmente qualche cinese ha deciso che ne doveva fare una di 25 m più alta…quindi.). C’è una fila che arriva più o meno a Roma nord per salirci quindi abbandoniamo l’idea perché nemmeno la prenotazione ci salverebbe.

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C’è qualcosa di magico in quella riva del Tamigi. Ci sono i mimi e il signore che fa le bolle di sapone enormi che i bambini si divertono a rincorrere e scoppiare.
C’è la gente che sorride mangiando quei gelati chimici pannosi bianchi e perfetti che pensavo esistessero solo nei film.

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E c’è una cosa di Londra che mi piace da impazzire, ovvero il fatto che la gggente si può prendere una panchina e appiccicarci sopra una targa. Si può prendere una piastrella del marciapiede e appiccicarci sopra una targhetta o una formina o un animaletto di ottone. Vedi una cosa che ti piace e ci appiccichi una targa. E’ tua. E’ un po’ come comprare una stella online, no?
Bene allora quando ci torno vado a mettere una targhetta con scritto “bestiabionda” sul London Bridge. E non ditemi che dovrei accontentarmi di una panchina. tzk.

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E’ ora di sfatare il mito delle cabine telefoniche. Che non è vero che tutti si fanno la foto nella cabina telefonica rossa. Infatti non se ne fanno una, se ne fanno duemila. E perché c’è il Big Ben dietro, e perché ce ne sono 5 in fila e sono carine e perché facciamola qua che non ci vede nessuno e. Insomma la foto con la cabina telefonica è inevitabile anche se ci vivi a Londra, perché non dimentichiamoci che la Regina le voleva togliere e invece le ha lasciate. Sì le ha lasciate per te che stai leggendo e ti devi fare la foto con la cabina telefonica, ok?

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A Londra non ho visto nemmeno un gatto. Forse i gatti sono solo a Parigi?
Nemmeno un gatto, ma gli scoiattoli e i corvi si eh *_*
Scoiattoli che (ovviamente) preferiscono la bambina cicciottella alla bionda e la snobbano in cerca di cibo. Saltellano puffolosi e cicciottosi con la loro codona batuffolosa e si arrampicano come spiderman alle ringhiere.
Mi hanno detto che mettermelo in borsa non era legale e non me l’avrebbero fatto portare sull’aereo.

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Anche se io un tentativo l’avrei fatto.

(to be continued…)

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