Spesso facciamo confusione e associamo a un sentimento la positività o la negatività dell’evento che lo fa scattare, dimenticandoci che non è vero che la rabbia è un sentimento negativo ad esempio.
Quando siamo felici siamo troppo impegnati ad ostentare la felicità perché quasi non ci sembra vero che sia reale.
Quando siamo tristi ci chiudiamo a riccio su un dolore sempre più grande lanciando qualche richiesta d’aiuto a bassa voce sperando che nessuno la colga davvero.
Per natura destinati all’insoddisfazione, ci sono quei momenti di rara lucidità in cui riusciamo a guardarci da fuori.
E’ solo in quei momenti che capisci cos’è davvero che ti rende felice.
Il volerti bene, come prima cosa.
Ed è quando il cuore si spezza e pensiamo che non possa più battere che possiamo leggerci dentro dove nessuno può arrivare se non noi stessi. Scavarci fra le ossa e far vibrare tutti gli organi per poi aspettare che si fermino completamente.
Pochi secondi di morte apparente.
E poi ricominciare.
Cercare strade nuove, mai esplorate prima. Capire che forse, per una volta, un passo indietro non è una mancanza di rispetto nei propri confronti ma un tassello che ci dice che siamo diventati grandi (sempre senza esagerare eh).
La visione completa delle cose che non è mai la visione che abbiamo noi delle cose.
La realtà che non è mai l’idea che ci facciamo noi.
Non serve avere l’ansia solo il 31 dicembre sul “cosa fai a capodanno?” perché ogni grossa decisione è un capodanno nella nostra vita.
E il segreto per essere felici è essere consapevoli che la felicità è incostante e spesso fatta solo di attimi, ma altrettanto consapevoli che quegli attimi in cui la sentiamo non finiscono mai.
Ora vi saluto ché ho delle storie da scrivere.